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Trovare un posto nel mondo

La celebrazione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2025, è stata per me l’occasione per riflettere ancora una volta sulla preziosità dell’Oratorio, come luogo dei diritti dei piccoli, come presidio di tutela, di accoglienza e di vita per tanti bambini e ragazzi che quotidianamente vedono negati diritti che dovrebbero essere elementari. In Campania quasi un minore su due vive in povertà relativa (37,1%), mentre oltre un terzo cresce in case sovraffollate, senza uno spazio tranquillo per studiare o riposare. Il 77% delle classi primarie senza tempo pieno e il dato bassissimo della pratica sportiva – appena il 41,9% dei ragazzi – raccontano quanto le opportunità educative, culturali e relazionali siano limitate, soprattutto nei quartieri più difficili. È in questa realtà che ogni giorno ci misuriamo, ed è dentro questa realtà che scegliamo di agire. Ed è qui che l’oratorio e il cortile diventano davvero luoghi insostituibili di protezione e di crescita.

Quando parliamo di diritti, infatti, non ci riferiamo a concetti astratti: parliamo della possibilità concreta di studiare in serenità, di avere un pasto caldo, di essere accompagnati nei compiti da adulti affidabili, di giocare in uno spazio sicuro, di coltivare passioni e talenti, di sentirsi ascoltati senza paura. Per molti giovani tutto questo è naturale, quasi scontato; per altri, invece, è un orizzonte lontano, un desiderio che non osa neppure diventare sogno. Penso ai ragazzi che, terminata la scuola, non trovano un posto dove andare; ai bambini che vivono in case troppo piccole, troppo fragili, troppo sole; agli adolescenti che, pur desiderosi di crescere, non hanno nessuno che li incoraggi, che li aiuti ad aprire un libro, che creda in loro. È qui che il nostro oratorio entra in gioco, con la forza semplice e rivoluzionaria del cortile di Don Bosco.

Ogni giorno nei nostri oratori gli educatori  aspettano i ragazzi all’uscita di scuola, li chiamano per nome, li accompagnano per strada come fratelli maggiori, aprono per loro le porte dell’oratorio, delle aule e dei cortili. C’è sempre qualcuno che li accoglie, qualcuno che prepara il pranzo, qualcuno che verifica se hanno bisogno di un abbraccio, di un dialogo o semplicemente di un po’ di normalità. Dopo il pranzo vengono aiutati nei compiti, perché l’istruzione non è un privilegio, ma un diritto che può cambiare il destino di un ragazzo. Nel pomeriggio giocano a pallone, fanno sport, partecipano ai laboratori di musica, cucina, teatro, creatività: attività che spesso sono inaccessibili altrove, ma che qui diventano strumenti per scoprire passioni, capacità, possibilità. Alcuni di loro non si erano mai sentiti bravi in niente; poi, tra i colori di un laboratorio o tra le regole di uno sport, hanno iniziato a riconoscere la propria forza, a immaginare un futuro diverso.

È in questo intreccio di gesti semplici – un pasto, un compito spiegato con pazienza, una partita a calcio, una parola di incoraggiamento – che l’oratorio si trasforma in ciò che da sempre è nel sogno di Don Bosco: una casa che accoglie, una parrocchia che evangelizza, una scuola che avvia alla vita e un cortile dove incontrarsi e crescere insieme. Una rete viva che restituisce ai bambini e ai ragazzi ciò che la fatica della vita spesso sottrae: dignità, sicurezza, fiducia, speranza. Per questo, come comunità cristiana siamo chiamati a rinnovare il nostro  impegno a custodire ogni giovane, soprattutto i più fragili, e a continuare a costruire per loro un ambiente che li accolga a 360 gradi, che li protegga e li faccia sentire importanti, capaci, amati. Nei nostri oratori i sogni, anche quelli più piccoli e più timidi, possono ricominciare a germogliare. Qui ogni ragazzo trova ciò che gli spetta di diritto: un posto nel mondo.

don Fabio Bellino

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