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 Fate quello che potete Dio farà il resto

Quest’anno, l’11 novembre 2025, la grande Famiglia Salesiana sparsa in tutto il mondo si ferma a contemplare una pagina di storia che profuma di Vangelo e di audacia: i 150 anni della prima partenza missionaria salesiana. Era l’11 novembre 1875 quando Don Bosco, dalla banchina del porto di Genova, salutava con il cuore gonfio di commozione i primi dieci confratelli diretti in Argentina. Quel giorno, il sogno di un prete torinese che aveva dato la vita per i giovani cominciava a varcare gli oceani, trasformandosi in una missione senza confini.

Da quella piccola “semenza” benedetta da Maria Ausiliatrice è nata una pianta che oggi abbraccia 136 Paesi del mondo, con migliaia di salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, laici e giovani che continuano a vivere il mandato educativo e pastorale di Don Bosco. Un miracolo di carità e di perseveranza che ha resistito a guerre, carestie, migrazioni, pandemie e cambiamenti epocali, ma che non ha mai smarrito il suo scopo: educare, evangelizzare, accogliere.

Il sogno missionario non fu un progetto improvvisato. Don Bosco stesso lo aveva “visto” anni prima, in uno dei sogni più straordinari delle Memorie Biografiche: quello della Patagonia.
In quel sogno – siamo nel 1872 – Don Bosco si ritrova in una regione sconosciuta, popolata da uomini di aspetto selvaggio. Molti missionari tentavano di avvicinarli, ma venivano respinti o uccisi. Poi, ecco comparire dei giovani preti e chierici con il volto lieto: erano Salesiani!. Al loro arrivo, quelle genti deponevano le armi, si inginocchiavano e insieme intonavano il canto “Lodate Maria, o lingue fedeli”. Don Bosco si svegliò commosso: il sogno diventava profezia.

Nel 1874, Don Bosco ricevette una richiesta concreta: inviare missionari per dirigere il Collegio di San Nicolás de los Arroyos, in Argentina. Nacque così la prima spedizione missionaria. Il 9 novembre 1875, nella “Buonanotte” ai suoi giovani, Don Bosco disse:

“I nostri missionari sono ardentemente aspettati in America e si spera da tutti che si farà un gran bene.” Due giorni dopo, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, celebrò la Messa di invio. Le sue parole, intrise di fede e umiltà, restano un manifesto per ogni missionario:
“Non perché si creda di convertire l’universo intero in pochi giorni, no! Ma chi sa che non sia questa partenza come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta?”. Il 14 novembre 1875, i dieci partenti si imbarcarono sul piroscafo Savoie diretti a Buenos Aires. Don Bosco, rosso in volto per lo sforzo di trattenere le lacrime, consegnò a ciascuno un foglietto con i suoi “venti ricordi speciali”. Fra essi risuona ancora il cuore del suo carisma:

“Cercate anime, non denari, né onori… Fra voi amatevi, consigliatevi, correggetevi… nelle fatiche e nei patimenti, ricordate che abbiamo un gran premio preparato in Cielo.”
A capo della spedizione c’era don Giovanni Cagliero, il futuro cardinale, a cui Don Bosco scrisse parole che ogni missionario ancora oggi porta nel cuore:
“Fate quello che potete, Dio farà quello che non possiamo far noi. Confidate in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli.”

Due anni più tardi, nel 1877, anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate da Don Bosco e da Santa Maria Domenica Mazzarello, partirono per il Sud America. Sei giovani suore, con lo stesso ardore dei primi missionari, si imbarcarono verso Montevideo per “coltivare la carità universale”.
Fin dall’inizio, le due famiglie religiose nate da Don Bosco furono “aperte sul mondo”, animate da una fede operosa e da un cuore grande quanto il mondo.

Nel 150° anniversario di quella prima partenza, anche noi – come comunità educativa e pastorale di Napoli – vogliamo rimetterci in viaggio. Non serve attraversare oceani per essere missionari: basta uscire dalle nostre sicurezze, guardare con occhi nuovi i giovani che ci vivono accanto, domandarci verso quale terra Dio ci sta chiamando oggi. Il mondo è ancora pieno di “Patagonie” da evangelizzare: le periferie urbane, le scuole dove manca speranza, i cuori dei ragazzi feriti dall’indifferenza. Ogni cortile, ogni aula, ogni oratorio può diventare terra di missione.

Dopo 150 anni, il sogno missionario non si è spento. Anzi, continua a ispirare nuove generazioni di salesiani, suore, laici e giovani pronti a partire – a volte per l’altro capo del mondo, a volte per il quartiere accanto.
Come allora, anche oggi il Signore ci invita a fidarci: a “fare quello che possiamo”, perché Lui farà il resto.

Questo anniversario è un  segno di vitalità di una Chiesa chiamata ad essere sempre missionaria perché fedele al Vangelo.

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